Trittico per il Duomo di Milano
Kathy Toma ha appena finito di realizzare un opera plastica monumentale. Questo dipinto verrà esposto nel Duomo di Milano e ne siamo felici. Una volta di più, con ricerche, meditazione, sapere e grazia, sarà riuscita a portar avanti, tutta sola, con le proprie forze, una creazione fra le più significative che segnerà la nostra epoca. Siamo onorati di esser stati i contemporanei, i testimoni di questo avvenimento. (evento ?). Dimenticando volontariamente che sarà stato prodotto a controcorrente di una massa di scarabocchi e di deiezioni chiamate creazioni che inquinano da troppo tempo l’universo delle arti. Allora, assaporiamo a pieno il piacere che ci si possa ancora incontrare artisti dedicati corpo e anima alla vera creazione.(autentica ?)
La composizione ci offre una tavolozza di colori a volte squillanti, luminosi, a volte scure, grigie. I passaggi dal bianco diafano al rosso infocato, del grigio funereo alla luminosità ignea di un giallo regale ci trasportano prima di ogni analisi nell’universo della Leggenda dei Secoli di Hugo quanto quello del Paradiso Perduto di Milton quasi insieme ad una presenza subliminale dell’Inferno dantesco. Ma non bisogna cadere nella trappola delle reminiscenze che sono soltanto una prima impressione rapidamente trascesa dalla complessità dell’opera e dalle molteplici sensazioni che produce. Kathy Toma, lo sappiamo, è un’artista « abitata » che incarna e proietta la propria visione del destino umano. Molto alla svelta siamo proiettati nel futuro di ricerche scientifiche sorte da una cosmografia d’avanguardia e d’immagini di sintesi sulle ramificazioni del cervello umano. Chi altro che Kathy Toma potrebbe dar corpo alla sua opera ispirandosi nello stesso tempo a Hildegard Von Bingen (1098-1179) e ai lavori attuali di un professore di Harward ?
Kathy Toma riunisce la conoscienza scientifica la più avanzata sia a livello cosmico che a quello antropologico, proiettando sulla tela, gesso, polvere di marmo, nel suo meravigliarsi davanti all’infinito e davanti allo spirito scientifico che senza tregua apre le vie del sapere umano. In mezzo ai suoi pianeti galleggiano visi d’angeli, apparizioni alle quali la sua opera ci aveva già assuefatti e che ci guidano verso una comprensione globale del suo percorso artistico. Alla rappresentazione di quei soliti personaggi appartenenti al suo universo pittorico si aggiunge qua un’intento escatologico. L’uomo rinasce a partire dall’Adamo disteso al primo piano grazie all’albero della conoscenza che coesiste con il cammino fiammeggiante che ci conduce dalla morte alla redenzione. La forza di Kathy Toma consiste nel portarci dentro a questo sincretismo che colma il nostro essere nella sua totalità, al livello fisico dei colori, a quello intellettuale dei simboli e spirituale delle aporie risolte.
Quello che un discorso critico stenterebbe a suggerire, ad esprimere, a far capire e giustificare, Kathy Toma ce lo offre in un unico dipinto, grandioso e umile, sapiente e luminoso. Il trittico di Kathy Toma appartiene a quelle opere fra le più importanti che sono il riassunto delle aspirazioni di un’epoca attraverso visioni di tutti i tempi, che fanno vivere, senza impoverirle, le speranze contradittorie portate dall’umanità, che ci fanno pensare e meditare senza fine.
Penso e credo che questo lavoro di Kathy Toma esprime i nostri tormenti e le nostre speranze. A differenza degli abitanti di Pompei sappiamo che stiamo ballando su un vulcano e che il nostro mondo è in pericolo. A modo suo, Kathy Toma ci dà la "sua" versione dell’Apocalisse. Lei porta una rivelazione e una promessa.
Perché dire "a modo suo"?
Perché non illustra l'Apocalisse con immagini frammentarie che perdono ogni significato rompendo la visione apocalittica in una serie di disegni di draghi, cavalieri, ecc L'essenza della sua creazione è la simultaneità, il tempo è qui, nello stesso tempo durata, progressione e corrispondenza Baudelairiana, istante d’infinito.
Lo spazio è ascenzionale, ma in Kathy Toma c'è una verticalità bidirezionale: è come una clessidra che funziona in entrambe le direzioni. Il tempo è reversibile, la caduta e la risurrezione sono concomitanti perché questo dramma si gioca per tutti noi: c’ inalziamo, ma cadiamo anche ad ogni momento, non solo partecipando all’ avventura collettiva dell'umanità, ma soprattutto prendendone parte individualmente. Siamo impegnati fisicamente, corporalmente, carnalmente in questa avventura spirituale. Questo è quello che rispecchia tutto il lavoro di Kathy Toma. La sua incarnazione nei costumi del Quattrocento, non è apparenza, non è una posa, c’ è sempre una promessa di trasfigurazione. Avremo come lei una facciata di luce o come altri, una facciata d’ombra. Attraversiamo spazio e tempo, in un movimento bipolare, su e giù, scuro e brillante, meraviglioso e disperato …
La scienza e la sua ragione si manifestano come attesa, estensione, tattica di ritardamento… Kathy Toma iscrive i loro "modelli" loro "patterns" nel carnale e nello spirituale. Questo sincretismo ritrovato dà corpo a un sapere che si era voluto autonomo, senza corpo e che si è disumanizzato, privo di coscienza.
Il linguaggio artistico di Kathy Toma è di rendere sensibile, consapevole, carnale, il nostro viaggio attraverso il tempo e lo spazio, dall’oscurità positiva, quella in cui si distinguono meglio il destino degli esseri e delle cose fino alla luce troppo spesso accecante dove non si vede più niente! Vi invito a meditare sulla reversibilità iscritta nel nostro futuro da Kathy Toma, su queste andate e ritorno che possiamo fare fino a quando abbiamo la conoscenza, la fede e l'incarnazione.
Yvon Birster agosto 2015 ©